Io NON ti salverò

Luigi D’Elia tratto da http://www.psychiatryonline.it/node/5053

Amicizie e amori serbano spesso in sé alcuni presupposti ingenui. Ingenuità e amore vanno, almeno inizialmente, a braccetto. Sembrerebbe proprio che senza concedersi all’ingenuità l’amore non possa mai sbocciare. L’idealizzazione dell’altro e il poterlo collocare nella propria vita con una funzione specifica di “oggetto d’amore” è il presupposto di ogni innamoramento. E pur tuttavia l’ingenuità ben presto diventa ostacolo per la prosecuzione di un amore. Perché l’altro è sempre in un altrove irraggiungibile e l’amore viene messo alla prova definitiva riguardo la possibilità di incamminarsi verso quell’altrove. Ci si ritrova perciò nel paradosso per il quale ciò che fa nascere l’amore è anche ciò che lo ostacola nello sviluppo.

All’inizio dunque l’innamorato si abbandona necessariamente all’ingenua aspettativa dell’amore che altrimenti non nasce, e poi deve rapidamente e violentemente abbandonarla pena l’impossibilità di quell’amore di evolvere in una relazione.

Molte le situazioni che giungono in terapia (ma le stesse cose riguardano le nostre stesse vite) che sembrano contraddistinte da un certa ingenuità necessaria e alla quale assistiamo impotenti come spettatori muti di uno spettacolo autonomo (“copionale”) che deve giungere al proprio epilogo e che nessuno può fermare prima. Non c’è momento della mia vita professionale nella quale non affronto in contemporanea deliqui amorosi e drammi estremi in almeno 3-4 pazienti alla volta.

Uomini visti come forti, affettuosi, affidabili e gentili, donne viste come dolci, amorevoli e accoglienti che nella virtualità parallela dell’ingenuità s’incrociano come se s’incontrassero su altri mondi e che all’improvviso si ritrovano spogli e delusi su questa terra.

Lo psicologo taglia corto su questo: il motivo di questo inghippo risiede nel fatto che si cerca nell’amore ciò che è mancato nelle nostre relazioni oggettuali primarie. Se le tue relazioni oggettuali sono state caratterizzate da carenze, instabilità, traumaticità o problematiche varie, la tua ricerca e le tue esperienze amorose, saranno improntate da meccanismi che ripeteranno più o meno, con tutte le varianti del caso, gli stessi schemi relazionali, circuiti interpersonali, copioni personali (etc.), che il tuo mondo di relazioni oggettuali interiore ti consente di esercitare. Non si scappa. Niente come la vita amorosa è territorio delle nevrosi croniche degli individui (e non solo delle nevrosi) e spazio di rappresentazione della reiterazione drammatica interiore.

Lo psicologo con formazione analitica aggiunge a questo discorso, forse troppo parziale, il punto di vista dell’inconscio, forse anche in qualche misura destinale. Sono gli inconsci che “trattano” in separata sede e ben prima e ben fuori dal nostro sguardo, cosa ne sarà di quell’incontro e di quella relazione, se nascerà, se crescerà, se morirà. Gli inconsci degli amanti si riconoscono e si annusano e intravedono un percorso comune oppure no su traiettorie che rimangono in buona parte invisibili, ma che comunque riguardano anche i loro bisogni profondi, sia nella prospettiva patologica che evolutiva. Spesso in entrambe contemporaneamente.

L’ingenuità, dal punto di vista dell’inconscio, invece non esiste. Quell’incontro, con tutta la sua burrascosità, e il carico di felicità e infelicità che porterà, compirà comunque un suo percorso che potrà essere rivelatore o eclissante di verità interiori, a seconda della capacità/possibilità dell’individuo di mettersi in gioco oppure no.

La principale “ingenuità” (a questo punto le virgolette sono d’obbligo) che viene agita nelle relazioni amorose è che quell’oggetto d’amore che sta parlando il tuo stesso linguaggio, che sta esprimendo il tuo stesso dolore, che sta chiedendo le tue stesse domande, riceverà attraverso il tuo amore le sue risposte e tu riceverai le tue attraverso il suo amore.

Parafrasando il titolo del noto film di Hitchcock, “Io ti salverò” divenuto paradigmatico della posizione salvifica dell’amante, sarebbe il caso di riformularlo in altro modo. Casomai “io ti salverò” anche se “io mi salverò” e anche se “noi, insieme, ci salveremo”. Questo recita il patto inconscio.
In realtà questi presupposti agiscono contemporaneamente nel momento dell’innamoramento e la possibilità dell’evoluzione del rapporto consiste sia nella capacità dei membri di quella coppia di ritirare dolorosamente le proprie proiezioni salvifiche dal rapporto e riassumersele, sia nella possibilità reale che quell’incontro rappresenti per la coppia nascente non certo la possibilità ingenua di “salvarsi”, ma di accettare la sfida che l’altrove dell’altro pone e perciò di sostenersi a vicenda in una prospettiva auto-trascendente.

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